mercoledì 30 luglio 2008

Cultura, arte e critica (riflessioni)

Sul blog di Sabina Guzzanti appariva qualche giorno un interessante intervento a firma di Luca Bandirali ed Enrico Terrone, due critici cinematografici. All' interno si discerneva su arte, critica e materie umanistiche, su come vengono insegnate e come vengono recepite. Molto interessante e lungo, io voglio riportare la parte finale dove sintetizzano 4 punti di un metodo di disobbedienza culturale. Io non so se possa chiamare disobbedienza visto che a me sembra il modo più logico di ragionare( forse io ragiono in modo disobbediente?) ma mi sembrano dei buoni spunti di riflessione per tutti coloro che amano parlare di arte in ogni sua forme.

1) Empirismo
Il giudizio non precede l’esperienza ma si forma a partire dall’esperienza; in questo senso l’arte ha un’importante funzione pedagogica, in quanto ci insegna a confrontarci con le opere (le immagini, i suoni, le parole, le cose), e a ricavarne dei giudizi. Invece, nella cultura rovesciata, il giudizio precede l’esperienza e la determina: si va a vedere il film d’autore sapendo già che dovremo farcelo piacere riducendo così l’esperienza della visione a una ricerca di appigli per la giustificazione di un apprezzamento preconfezionato; discorso analogo per gli articoli, i saggi, i libri e le lezioni degli illustri pensatori, le cui parole sono accolte con soggezione e devozione anziché interrogate per quello che davvero significano, senza sconti, senza remore.

2) Razionalità
L’arte e la cultura esistono per venire interrogate, criticate, discusse, non per essere ammirate incondizionatamente. La critica tuttavia non si riduce a un vezzo snobistico o a un capriccio soggettivo: essa si sviluppa sempre in forma di argomentazione razionale. Come il giudizio deve seguire l’esperienza, così l’argomentazione deve far seguito al giudizio.

3) Oggettività
L’insindacabilità del gusto è uno dei più nocivi effetti collaterali dell’individualismo contemporaneo. Il principio estetico “è bello quel che piace” è l’esatto analogo dei principio morale “è giusto quel che fa comodo”. Sebbene il giudizio possa dipendere da componenti soggettive, umorali, idiosincratiche, è importante imparare a razionalizzarlo, condividerlo, sottoporlo al confronto dialettico. Non è detto che alla fine si debba per forza trovare un accordo oggettivo universale, ma è nel tentativo di trovarlo che la cultura esprime il suo valore più autentico.

4) Socialità
Le opere della cultura e dell’arte sono oggetti sociali, che trovano il loro compimento nella condivisione da parte di una comunità, la cui consapevolezza può arricchirsi ed evolvere proprio nel misurarsi criticamente con questi oggetti. L’idealismo del sistema culturale ha avuto buon gioco a far passare la concezione dell’opera come una comunione mistica fra l’autore e lo spettatore, ma le cose stanno cambiando. La rete con i suoi blog e i suoi forum fornisce preziose postazioni da cui iniziare a sovvertire questa concezione autoritaria e antiquata: se si riuscirà a non cedere alle forze dispersive del soggettivismo, dell’individualismo, dell’esibizionismo, l’arte e la cultura potranno ritrovare quei valori di oggettività, razionalità e politicità che ne costituiscono l’essenza.

L'articolo intero lo potete trovare qui

12 commenti:

Ed ha detto...

Gran bel prezzo!
Quoto soprattutto il primo paragrafo!

Tentare di farla capire al popolino è cosa ardua. Io ci combatto da anni. Spesso si rischia di passare per invidiosi o rancorosi. Bah...

ciao.

paolo raffaelli ha detto...

Devo ricordarmi di stampare il punto 3 e appendermelo in camera.

Gianluca Maconi ha detto...

sicuramente molto interessante. purtroppo, e per fortuna, fra i diritti inalienabili di un essere umano c'è quello di seguire la propria natura. se si parla di informazione e di diritto alla cultura sono pienamente daccordo. ma non bisogna obbligare tutti a seguire le proprie idee o ad adirarsi con chi non vuole culturalizzarsi. sono per il diritto all'ignoranza insomma. una cosa deve partire dal di dentro di un individuo. sennò diventa come esportare la democrazia. caro ed, sono daccordo sotto un certo punto di vista con te, ma il popolino è ottuso per definizione, ed in un certo senso è giusto così, "non ti curar di loro, ma guarda e passa".

poi ognuno sceglie la propria sfumatura, ma i quattro punti sono tutti molto validi, i primi due li trovo più interessanti, d'altronde l'oggettività non può essere raggiunta perchè non esiste.

Claudia ha detto...

No, la cultura non la si può imporre ma offrire uno spunto di riflessione sì.Io sono dell'idea che è quasi impossibile imporre qualcosa se non spiegato e accettato dalle persone, specie se è qualcosa che deve essere amato. Sarà anche vero che ci debba essere il diritto all'ignoranza, sicuramente non vado a fare la paladina tra chi non vuole ascoltare, ma se c'è occasione di discutere espongo le mie idee. Sono convinta che l'ignoranza sia un male soprattutto per chi la coltiva.
Poi io sto cercando di abbandonare questa concezione dei pochi eletti in mezzo a persone meno ragionevoli, che in alcuni momenti ho avuto, adesso cerco di agire su di me penso che sia così che inizino le rivoluzioni. Ho messo queste frasi perché mi hanno dato da riflettere. Pensavo a come è spesso difficile parlare di arte, ma non solo, di come, troppo spesso, ci si barrichi sulle proprie posizioni cercando di convincere gli altri che il nostro parere è il migliore e si perda di vista l'arricchimento dovuto al confronto.Si parla per se stessi.
Infine mi piace l'idea di arte come una cosa da usufruirne assieme intendendo, per usufruire, l'atto successivo dove si rielaborano le sensazioni provate nel vederla, leggerla...
La tua ultima frase è un po' lapidaria :) Nel pezzo spiegava cosa si intende per oggettività è quella la trovo condivisibile, cioè discuterne con la massima oggettività possibile.

Gianluca Maconi ha detto...

a quanto pare io e te non ci troviamo, claudia. io mi riferivo alla frase di ed "Tentare di farla capire al popolino è cosa ardua. Io ci combatto da anni. Spesso si rischia di passare per invidiosi o rancorosi. Bah...", non sono abituato alle discussioni sui blog e a volte mi dimentico di specificare a chi mi riferisco.
per il resto concordo e non voglio convincere nessuno a pensarla come me, per questo mi permetto di difendere il diritto all'ignoranza. quando una persona desidera capire ed imparare, solo in quel momento è in grado di capire e imparare.

spiego meglio "poi ognuno sceglie la propria sfumatura, ma i quattro punti sono tutti molto validi, i primi due li trovo più interessanti, d'altronde l'oggettività non può essere raggiunta perchè non esiste."

come si è visto alla lettura dei punti riassunti tre persone diverse hanno interiorizzato e fatto proprio un punto specifico, soprattutto in base ai propri interessi e formazioni culturali.
l'oggettività non esiste, e questo è un dato di fatto, ci si può appunto avvicinare il più possibile, al solito concordo. semplicemente è un punto che mi interessa meno di altri, la prossima volta ci affiancherò una faccina sorridente, così si capirà che era un commento sarcastico.;)

Gianluca Maconi ha detto...

come diceva gandhi, "sii tu il futuro che desideri per il mondo". credo che lo sviluppo della società passi dal singolo individuo. non ha molto senso cercare di migliorare il mondo se prima non parto da me stesso. a cosa serve fare beneficienza via posta se poi magari accoltello il mio vicino di casa? (ovviamente è un'iperbole).
quindi, sia qui che nell'altro post in cui ci incontriamo, non voglio sentenziare, guidare, insegnare, ma al pari tuo voglio capire.

Design270 ha detto...

il fatto di condividere questi 4 punti poi li avvalora ancora di più.

Sai una cosa che mi spaventa sempre da matti? Il RELATIVISMO applicato a qualsiasi cosa e a qualsiasi livello.
Condividere idee permette di applicare un soggettivismo illuminato che non giustifica e non "CAPISCE" a tutti i costi ma che almeno permette un dialogo agile e fruttuoso.
Non so se ho detto una cosa furba ma mi ispiravi così! :-)

Claudia ha detto...

Gianluca:Sì, sul fatto che è un percorso da fare partendo da se sono d'accordo, magari però uno stimolo esterno può servire anche se senza volontà non si può andare avanti.
Io non ti contestavo il commento ma volevo precisare solo che a me piaceva il concetto di parlare con "oggettività" cioè utilizzando argomentazioni che spieghino agli altri e permettano un dibattito, senza fossilizzarsi su tesi proprie inappellabili. In questo caso l'oggettività ci si può sforzare a farla esistere.
A me il fatto che ognuno è colpito da un diverso punto sembra stimolante, insomma ognuno ha una sua sensibilità che potrebbe dare spunti agli altri.
Ed: Mi dimenticavo di te :D. Io capisco il tuo scontrarti con persone che fanno un dialogo ma un soliloquio ma non è il caso di fare crociate, più che per come si passa è la fatica che mi spaventa. Dì la tua e agisci a tuo modo qualcuno magari ti seguirà.

Design270: la penultima frase è ardua ma penso di averla capita :D
Sì, mi piace il dibattito quando non sfocia nel litigio ma diventa stimolante.

Unknown ha detto...

Tutti questi diversi modi di interpretare l'arte sono utili, ma a mio parere nessuno è del tutto esauriente. Forse aveva ragione Solov'ev quando insegnava che la bellezza porta alla trascendenza e ha la sua base in una scintilla divina. Ma in ultima anali cosa è davvero bello e cosa no?

Lys ha detto...

Oi, Claudia, che argomenti alti! ;)

Mi pare che i due tipi in questione (Bandirali e Terrone)predichino bene e razzolino male. Mi baso su poco, pochissimo, ma dopo aver letto l'articolo che citavi ho letto anche quello successivo (o precedente?) sul film "Il divo", che è una drastica e melodrammatica stroncatura piena di livore e di presunzione.
Dove sono finite allora tutte le affermazioni di principio sul confronto dialettico e l'argomentazione razionale?
Mi pare che, alla fine, per non soccombere al meccanismo dell'accettazione acritica dei pareri "ufficiali", questi signori si accaniscano sulla contraddizione a oltranza di qualsiasi parere positivo. La critica deve essere "critica" ossia "chiarire, esaminare e giudicare" (DeMauro) e non "demolizione".
Sarei curioso di leggere la loro recensione di "Kill Bill" per vedere se avrebbero lo stesso atteggiamento.

D'altra parte è difficile non essere d'accordo con la parte che hai citato tu.
Forse anch'io sono "disubbidiente" per natura, ed in effetti qualche dubbio in merito lo nutrivo già da tempo! ;)

Claudia ha detto...

Lo sapevo che tu sareste stato critico pure coi critici, sei un precisino ma ti vogliamo bene ugualmente :D
Cmq ho letto anche altre loro recensioni e mantengono toni simili con tutti i film ma non mi sembrano così cattivi.

Lys ha detto...

Anch'io sono andato a leggerne altre: stroncano tutto e tutti, ma hanno scritto una vera e propria apologia (con tanto di battutacce sui critici ufficiali in pantofole e plaid che "non possono capire") per... rullo di tamburi.... NOTTE BRAVA A LAS VEGAS!!! :DDDDD

Non è colpa mia... sono loro che si disegnano così| :DDD